mercoledì 13 luglio 2011

I codirossi del Parco del Cardeto

Il Parco del Cardeto è una via di mezzo tra un'area protetta e un parco urbano. Si trova proprio a ridosso del centro di Ancona e il suo territorio di circa 35 ettari si sviluppa fino alla linea di costa, alla falesia sul mare. 


Nella parte alta ambiente di caccia del falco pellegrino e del passero solitario, e nella parte bassa, sul mare, dei gabbiani.









Geograficamente il parco cittadino è la naturale prosecuzione lungo la costa, verso nord-ovest, del Parco del Conero: dove termina uno, inizia l'altro. L'area di parco può essere suddivisa in tre parti distinte: a sud il monte Cardeto (da cui il nome del parco) con un bel bosco di ornielli, caprifogli, alaterni e biancospini, che vede derivare il suo nome dal cardo selvatico (in dialetto pincigarello, ottimo in cucina) che dà nutrimento, una volta essiccato, al cardellino (la cui immagine è nel logo del parco; nella foto un juv dell'anno). 


Il tratto centrale è composto da un pratone naturale in leggero declivio verso est chiamato il Campo degli Ebrei: un'area che già dal 1400 era stata destinata a zona cimiteriale, appunto per il popolo ebraico. Ancora oggi vi si trovano quasi 200 cippi funerari con iscrizioni ebraiche datate dal XV al XIX secolo.

La terza parte del parco è quella del colle Cappuccini, verso nord. La parte sommitale del colle è ancora circondata dalle mura cinquecentesche della città dove è inserito il potente Bastione di San Paolo, una struttura militare dell'epoca. Il colle ospita il faro vecchio,


costruito nel 1860 e ormai in disuso, e quello nuovo. La sommità del colle è molto panoramica: da più punti si gode una vista stupenda su varie parti della città.
Nell'ordine: la cattedrale di S.Ciriaco, una parte del nucleo più antico di Ancona e l'entrata del porto.










La parte più antica di Ancona, con i suoi vecchi tetti, ospita una numerosissima colonia di rondoni.


Sulle mura del colle Cappuccini cresce da sempre una vegetazione rupicola di grande bellezza al momento della fioritura: le bocche di leone, le violacciocche e, sopratutto, il cappero.


Da fine maggio a tutto giugno le mura tappezzate dei fiori del cappero sono di una bellezza unica.


Nella prossima immagine si possono osservare i tre momenti dello sviluppo del fiore: da bocciolo (che se viene raccolto in questo momento e messo sotto sale, dà luogo al prodotto che usiamo in cucina, dal sapore così caratteristico), a fiore se il bocciolo non viene raccolto a scopi alimentari. Una volta che il fiore appassisce dà vita al vero frutto del cappero, che è una specie di cetriolino, altrettanto buono se lavorato con il sale.


Ma le antiche mura oltre a dare perenne ospitalità alle piante, in primavera accoglie nelle sue fessure e nelle sue nicchie molte coppie di codirossi comuni. Non so dire quante coppie non avendo fatto nessun censimento sulla specie, ma sicuramente molte. Anche perché usufruiscono delle rovine di antiche costruzioni non ancora restaurate (e speriamo che rimangano così ancora a lungo, ormai fanno parte dell'ambiente: sono state in larga parte colonizzate anche dalla vegetazione!).



Quella del codirosso comune è la specie più visibile del parco, mentre per il primato del canto la gara è incertissima: in concorso la capinera e il merlo.


Certo che anche il verzellino canta incessantemente, però il suo handicap è di non avere il "vocione" degli altri due!


Credo che sarebbe abbastanza "facile" censire le coppie di codirosso in un ristretto areale quale è quello del Cardeto: i maschi sono così appariscenti nella loro smagliante livrea...e poi sono sempre in bella vista quando cantano!



Certo, un po' meno quando tentano l'approccio amoroso! Con la loro "bella" poi, che sulle prime sembra abbastanza sorpresa. Ma poi...




Tutto è stato così veloce, e poi all'ombra del fogliame, che....mi sono venute un po' mosse!
Le femmine sono sempre più discrete, hanno altro a cui badare che non mettersi in mostra.


Specialmente quando ci sono giovani da sfamare.


Si, va bè, però basta con questa guerra tra maschi e femmine. Non è che "l'ometto" di casa, quando serve, non sappia fare la sua parte! E andiamo...


Che già è un lavoraccio portare cibo al nido, ma quando i pargoli escono di casa e s'avventurano per il mondo, è un delirio! Stanno sempre con la bocca spalancata, 




tocca rincorrerli per tutti i rami di tutti gli alberi del mondo. 




Devi fare attenzione a non imboccare i piccoli delle altre specie: non ce se ne rende conto con tutta quella vegetazione, ma c'è un via vai di "piccole peste" da far paura!









Pulli di cinciarella e pigliamosche



No, con questo non c'è possibilità di errore: ci vogliono 5 codirossi per fare un merlo!
E poi devi stare attento che non si caccino in situazioni pericolose. Bisogna tenere un occhio spalancato per la cornacchia e la taccola,


e un altro per il gheppio; e come se non bastasse tra la vegetazione striscia sempre quel "coso" viscido, lungo e nero: occhio, se no ti fregano i pulli!!!
Ma guarda questo incosciente, s'è messo in posa proprio allo scoperto! Però tutto il padre, vanitoso uguale uguale!


Certo che se noi codirossi ci riflettessimo un po' su ... ma chi ce lo fa fare, tutto questo lavorio...va bè che l'annata è quasi andata: per la prossima si vedrà! 
Però sai cosa c'è: tra poco prendiamo armi e bagagli e ce ne torniamo in Africa! 
Alla faccia poi di quel tizio che tutti i giorni ci viene a fotografare. Ma cosa vuole da noi?